Se parliamo di “imenotteri”, solo a pochi magari suonerà familiare questa categoria di animali; per i meno esperti possiamo rivelare che stiamo parlando di insetti ed in particolare di api.

Ma perché proprio le api? Perché non tutti sono a conoscenza di quanto questi ingegnosi insetti, rivestano un ruolo decisivo ai fini della nostra sopravvivenza sulla terra e per la funzione essenziale che assumono nella riproduzione della vita degli ecosistemi naturali.

Purtroppo però, la presenza di questi preziosi animali è sempre a più minacciata: tant’è che l’ONU ha stimato che il 40% di questi generosi lavoratori volanti è a rischio estinzione qualora non si procederà ad adottare misure preventive al più presto possibile. Nell’ultimo anno infatti già solo in Italia, a partire dal 2017, è stato rilevato un netto calo produttivo di miele: addirittura anche in quelle regioni – in particolare in Veneto e in Sicilia – dove si è sempre registrata una crescita costante in termini di produttività.

A tal proposito, data la gravità della situazione, anche il Salone Internazionale dell’Alimentazione a Parma sta promuovendo per tutto il mese dell’esposizione, l’iniziativa della Fondazione Onlus Slow Food dal titolo “Difendiamo le Api”, la cui parte del ricavato servirà proprio a sostenere il progetto che mira a tutelare le api, la biodiversità e la conservazione del suo fragile equilibrio.

Quasi sicuramente, gli esperti sono giunti a ritenere che la condizione in cui versa il settore dell’apicultura, sia dovuta a due fattori decisivi che continuano ad insediarsi sempre più prepotentemente nel panorama ambientale: ossia i repentini cambiamenti climatici e l’utilizzo di pesticidi in agricoltura; è stato riscontrato infatti a causa di quest’ultimi, una netta riduzione della produzione dell’oro ambrato, determinando un impatto negativo direttamente sugli insetti gialli. Ciò significa che se le api vengono a contatto per prime con tali prodotti, questo comporterà meno impollinazione ed un susseguirsi di reazioni a catena finalizzate a ripercuotersi negativamente nel quadro botanico: inidoneo pertanto a garantire la biodiversità tra specie ed ecosistemi.

L’uso pressante di sostanze altamente tossiche in agricoltura non ha dato scampo in nessun modo agli insetti impollinatori, verso i quali tali accidenti chimici hanno agito come agenti antifecondativi: impedendo appunto la fecondazione del maschio con l’ape regina.

Lo scenario delineato, ha spinto il Parlamento Europeo verso la fine di aprile del presente anno, ad approvare una normativa ad hoc che vieti l’uso di quei principi attivi presenti nei pesticidi troppo aggressivi per le api, in modo da ripianare i livelli di criticità raggiunti. Il comitato PAFF (Standing Committee on Plants, Animals, Food and Feed) della Commissione Europea infatti, ha conseguito un grande traguardo decidendo di abolire definitivamente l’uso delle tre molecole di neonicotinoidi considerate deleterie dalla Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (l’EFSA), dopo già diverse restrizioni attuate nel 2013.

Una ricerca ancora in corso condotta dall’Università di Berna inoltre, sta riportando risultati che dimostrano un’attendibile nocività di sostanze come il Thiametoxan e il Clothianidin: il cui utilizzo, dovrebbe inibire la nascita di infezioni in natura, oppure impedire l’avvicinamento di organismi dannosi; quando in realtà, la loro azione sta provocando un’alta moria delle api nella fase di raccolta del nettare infettato in precedenza a causa dell’innaffiamento del fiore. Gli studi dimostrano anche una percentuale significativa riguardo la bassa produzione di sperma da parte delle api di sesso maschile a causa sempre del continuo contatto con il pesticida.

Le api sono responsabili di circa il 70 per cento della impollinazione di tutte le specie vegetali viventi sul pianeta, garantendo circa il 35% della produzione globale di cibo. Meno api, meno impollinazione, meno garanzia di biodiversità con le conseguenze nefaste dell’impoverimento botanico.

Non sono da temere neanche le loro punture, a meno che non si sia allergici al veleno dell’ape, perché, a parte il dolore provocato dal pungiglione, fanno bene e sono curative di molte patologie umane: oltre al miele, polline, pappa reale, propoli, cera, le api forniscono anche il veleno, un farmaco naturale che vede molte applicazioni in farmacia e medicina.